2024 Cambiamenti Normativi in Materia di Residenza Fiscale


2024 Cambiamenti Normativi in Materia di Residenza Fiscale

La residenza è il luogo dove una persona vive abitualmente, con diverse implicazioni civilistiche e fiscali. Ogni paese ha un sistema diverso per registrare o comunicare la residenza. Quando ci si trasferisce all’estero, è necessario capire come ottenere la residenza nel nuovo paese.

Secondo l’art.43 del codice civile italiano :
– domicilio e’ il luogo dove una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi
– residenza e’ il luogo in cui ha la dimora abituale
– dimora e’ il luogo in cui si trova occasionalmente

Registrarsi all’anagrafe del Comune italiano in cui si dimora abitualmente è necessario quando si vive in Italia, mentre trasferendosi all’estero si deve iscriversi all’AIRE.

La residenza fiscale è diversa da quella anagrafica ma spesso coincide.

È fondamentale per determinare dove una persona deve pagare le tasse. Prima del 2024, la residenza fiscale in Italia si basava su criteri come l’iscrizione all’anagrafe per più di 183 giorni. Dopo le modifiche del 2023, la nuova legge considera residenti coloro che hanno la residenza civile, domicilio o presenza nel territorio per la maggior parte del periodo d’imposta.

La nuova normativa sembra allinearsi con le norme internazionali, adottando criteri simili a quelli dell’OCSE per risolvere conflitti di residenza. Tuttavia, la nuova definizione di domicilio mette maggiormente in rilievo le relazioni personali e familiari anziché gli interessi economici.

La presenza nel territorio per la maggior parte del periodo d’imposta è ora considerata anche per frazioni di giorno, rendendo più stringente il conteggio dei giorni di presenza in Italia. La nuova normativa potrebbe generare conflitti di doppia residenza e richiede prove concrete della residenza stabile all’estero per coloro iscritti all’anagrafe italiana.

Prima del 2024

il concetto di residenza fiscale era regolato dall’articolo 2 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Per essere considerati residenti ai fini fiscali, una persona doveva soddisfare almeno una delle seguenti condizioni:

  1. Essere iscritta all’AIRE per più di 183 giorni nell’anno fiscale.
  2. Avere il domicilio, inteso come sede principale di affari o interessi.
  3. Avere la residenza, intesa come dimora abituale.

Tuttavia, per essere considerati residenti all’estero, non era sufficiente solo l’aspetto formale della residenza e dell’iscrizione AIRE; era importante anche considerare l’elemento sostanziale del centro degli interessi.

Dal 2024 cosa cambia?

con le nuove modifiche al Testo Unico delle Imposte sui Redditi, il concetto di residenza fiscale è stato ridefinito. Ora, una persona è considerata residente ai fini fiscali se, per la maggior parte del periodo d’imposta, ha:

  1. La residenza, intesa come luogo di residenza abituale ai sensi del codice civile.
  2. Il domicilio, inteso come luogo delle relazioni personali e familiari principali.
  3. È presente sul territorio per la maggior parte del periodo d’imposta.

Con questa nuova normativa, è sufficiente soddisfare uno dei tre criteri elencati per essere considerati residenti fiscali e quindi soggetti alla tassazione secondo le regole mondiali.

La residenza è definita dal concetto civilistico come il luogo in cui una persona vive abitualmente, caratterizzato sia dalla permanenza oggettiva in un dato luogo, sia dall’intenzione soggettiva di stabilirsi lì.

Questa definizione interna sembra essere in linea con le normative internazionali. Lo stesso criterio è adottato dalle regole della OCSE, conosciute come “Tie Breaker rules”, per risolvere eventuali conflitti di residenza tra due stati. Secondo queste regole, l’ordine gerarchico per determinare la residenza fiscale di una persona è il seguente: 1) abitazione permanente, 2) centro degli interessi vitali, 3) soggiorno abituale, 4) cittadinanza.


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