Turismofobia il dibattito sul motore economico


Turismofobia il dibattito sul motore economico

Il 20 aprile si terrà una manifestazione nelle principali città dell’arcipelago delle Isole Canarie, volta a protestare contro il modello turistico attuale, definito “massivo” dagli organizzatori e fonte di preoccupazione per i datori di lavoro e l’esecutivo regionale. Questa iniziativa emerge in un contesto in cui alcune proteste rivolte ai turisti sono state registrate nel Regno Unito, seppur in modo sporadico e minoritario.

Il presidente Fernando Clavijo (CC) ha sottolineato che i visitatori che arrivano per divertirsi e trascorrere del tempo sulle Isole Canarie, lasciando il proprio contributo economico, non dovrebbero essere oggetto di biasimo. Tuttavia, sia il vicepresidente Manuel Domínguez (PP) che l’associazione dei datori di lavoro Ashotel Gabriel Wolgeschaffen di Tenerife hanno espresso preoccupazione riguardo alla possibilità di danneggiare un settore cruciale per l’economia regionale.

Nonostante gli sforzi per incentivare il turismo dopo la pandemia, le Isole Canarie hanno registrato un afflusso turistico record nel 2023, con un aumento del 13,1% rispetto all’anno precedente e del 6,1% rispetto al 2019. Solo nel febbraio 2024, sono arrivati 1,4 milioni di turisti stranieri, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente, generando un aumento significativo nelle entrate e nei pernottamenti.

Tuttavia, questo successo turistico ha portato con sé una serie di problemi e tensioni sociali. Un movimento di protesta crescente converge con sintomi di esaurimento, come il collasso delle infrastrutture, la tensione sui prezzi delle abitazioni e la saturazione dei luoghi naturali, resa più evidente dalla diffusione di Internet e dei social media.

Negli ultimi decenni, una parte della popolazione delle Canarie ha percepito pochi cambiamenti nella politica di sviluppo regionale, principalmente concentrata sull’espansione del settore turistico a discapito della tutela ambientale. Nonostante alcune misure volte alla sostenibilità siano state discusse, come la limitazione dell’accesso alle aree protette e l’implementazione di una tassa ecologica, la mancanza di azioni concrete da parte dei governi regionali ha contribuito alla crescita delle tensioni sociali.

La situazione attuale richiede un dialogo approfondito e una strategia a lungo termine che coinvolga tutti gli attori interessati, inclusi i residenti, gli imprenditori turistici e le autorità locali. È fondamentale trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico e la conservazione dell’ambiente, al fine di garantire la sostenibilità a lungo termine delle Isole Canarie come destinazione turistica.

Turismofobia il dibattito sul motore economico
Il disegno di legge che limita al 10% la superficie edificabile per Viviandas Vacacionales

Questa settimana è emersa la bozza di una nuova misura legislativa che stabilisce un limite del 10% alla superficie edificabile residenziale destinata all’uso turistico, una percentuale che può essere raddoppiata nelle isole di La Gomera, El Hierro e La Palma, caratterizzate da una minore offerta alberghiera.

Questa normativa mira a risolvere situazioni paradossali come quella verificatasi a El Cotillo, una località sulla costa nord di Fuerteventura, dove il numero di posti letto nelle case vacanza supera addirittura la popolazione residente censita (1.683 abitanti). Tale situazione è sintomatica di uno dei principali problemi affrontati dalla popolazione delle Isole Canarie: l’accesso all’alloggio.

L’offerta limitata di abitazioni, caratterizzata da una scarsa costruzione di edilizia pubblica negli ultimi 20 anni, ha determinato prezzi del mercato immobiliare non accessibili per chi percepisce uno dei redditi medi più bassi di tutta la Spagna, circa 22.466 euro lordi all’anno (equivalente a circa 1.500 euro netti mensili in 12 rate), secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica.

In zone come il quartiere Guanarteme-Las Canteras a Las Palmas de Gran Canaria, è comune trovare monolocali di soli 40 metri quadrati che superano a malapena i 700 euro al mese, mentre abitazioni con due camere da letto possono superare i 1.200 euro al mese, prezzi proibitivi per la popolazione locale e spesso acquisiti da non residenti, compresi gli stranieri.

Anche i dipendenti pubblici nelle isole come Lanzarote trovano difficoltà nel pagare l’affitto, quando riescono a trovarlo, poiché competono con l’acquisto di case da parte di stranieri provenienti da Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Italia, i quali rivendicano gli stessi spazi per vacanze o come seconde residenze. Nel 2023, la compravendita di alloggi da parte di stranieri ha costituito il 28,5% del totale, secondo le ultime statistiche del registro immobiliare del College of Registrars.

In questo contesto, gli albergatori esprimono preoccupazione per il pericolo di diffusione della cosiddetta “turismofobia”, evidenziata dalla comparsa di graffiti con scritte come “I turisti vanno a casa!” in alcune zone turistiche delle isole e da manifestazioni nei confronti dei turisti negli aeroporti.

Questa preoccupazione ha trovato eco nel Regno Unito, con articoli sensazionalistici e programmi televisivi che affrontano la questione e iniziano a parlare addirittura di “boicottaggio” della destinazione turistica, come avvenuto questa settimana nel programma Good Morning Britain su ITV.

Il presidente di Ashotel e dell’associazione alberghiera spagnola CEHAT, Jorge Marichal, ha dichiarato alla rete COPE di aver ricevuto molteplici chiamate da turisti preoccupati che chiedevano se fosse sicuro viaggiare a Tenerife.

Esaurimento del modello?

Gli attivisti che hanno promosso la manifestazione del 20 aprile respingono fermamente l’accusa di promuovere la turismofobia.

Felipe Ravina, biologo e documentarista, ha sottolineato che l’intento non è ostacolare il turismo, ma piuttosto fermare la continua espansione edilizia. In un video diffuso sui social network, Ravina ha espresso preoccupazione per il deterioramento dell’ambiente causato dall’eccessivo afflusso turistico. Il cambiamento del paradigma turistico, con sempre più visitatori che optano per case vacanza anziché hotel, ha provocato sovraffollamento in luoghi emblematici, privando i residenti della possibilità di godersi il proprio territorio e innalzando i costi degli affitti.

Ravina fa parte di una nuova generazione di attivisti ambientali che si sono mobilitati rapidamente su diverse questioni a Tenerife:

  1. Il porto di Fonsalía, a Guía de Isora: un progetto di porto commerciale che rischia di danneggiare una zona speciale di conservazione, habitat di cetacei.
  2. L’hotel sulla spiaggia La Tejita, a Granadilla, dove i lavori sono ripresi a febbraio nonostante le proteste degli attivisti, che minacciano uno sciopero della fame per essere ascoltati dal governo regionale.
  3. Il progetto Cuna del Alma, a Puertito de Adeje, un complesso residenziale controverso avviato senza valutare adeguatamente l’impatto ambientale, con una spiaggia ora pubblica ma in precedenza semi-privata.

Inoltre, c’è un altro conflitto ambientale rappresentato da Ben Magec-Ecologistas en Acción, che ha ottenuto il smantellamento di un complesso alberghiero sulle Dune di Corralejo, a Fuerteventura, ma è entrato in contrasto con il governo regionale delle Isole Canarie su altre questioni.


Lingua/ Idioma/ Language»