La crisi abitativa a Tenerife dati e analisi
La crisi abitativa che affligge Tenerife e le Isole Canarie ha raggiunto livelli allarmanti, evidenziando una profonda disconnessione tra l’offerta abitativa e i bisogni reali della popolazione residente. L’attuale situazione riflette gli effetti combinati di anni di politiche permissive verso la speculazione immobiliare, l’esplosione del turismo, la finanziarizzazione della casa e la scarsità di interventi strutturali efficaci da parte delle istituzioni pubbliche.
Un patrimonio immobiliare inaccessibile: oltre 200.000 case vuote
Secondo i dati ufficiali contenuti nel Piano Abitazione Canarie 2020-2025, nelle isole si contano oltre 211.000 immobili vuoti, una quota significativa dei quali risulta detenuta da fondi d’investimento, banche e grandi agenzie immobiliari. Parallelamente, più di 180.000 persone si trovano in condizione di bisogno abitativo urgente. Questo squilibrio strutturale evidenzia come l’abitazione abbia perso la sua funzione sociale, trasformandosi in un mero strumento di rendita finanziaria.
Precarietà giovanile e divario tra redditi e affitti
La situazione è particolarmente critica per i giovani sotto i 30 anni: solo due su dieci riescono a emanciparsi nonostante un’occupazione, a causa della precarietà lavorativa, dei bassi salari e dell’elevato costo della vita. Nei principali centri urbani delle isole, l’affitto di una singola stanza può arrivare ad assorbire fino al 40% del reddito mensile, mentre il prezzo medio al metro quadro ha raggiunto i 14,3 euro, con un incremento annuo vicino al 9%.
Turismo e residenzialità: un equilibrio perduto
Un ulteriore fattore destabilizzante è rappresentato dalla crescita esponenziale degli affitti turistici, che oggi coprono circa il 4,71% del patrimonio abitativo canario. A ciò si aggiunge un drastico calo nell’attività edilizia: se vent’anni fa si costruivano fino a 200.000 abitazioni all’anno, oggi il dato si è più che dimezzato, aggravando la scarsità di immobili residenziali disponibili.
Una domanda insostenibile e un’offerta sociale marginale
L’incremento della popolazione residente, anche per effetto dell’immigrazione, contribuisce ad alimentare ulteriormente la pressione abitativa. Nel 2024 gli stranieri rappresentavano il 22,6% della popolazione canaria, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente, superando in numero la popolazione nativa in quattro comuni. Tuttavia, il patrimonio di edilizia popolare è estremamente limitato: appena 19.413 unità abitative a uso sociale, di cui oltre 4.000 sono destinate alla vendita tramite opzione d’acquisto, riducendo progressivamente lo stock disponibile per l’affitto protetto.
Un mercato drogato dalla rendita e da attori speculativi
Le cause della crisi sono riconducibili anche al ruolo crescente giocato da grandi operatori immobiliari, società di gestione degli affitti come Alquiler Seguro, agenzie di sfratto e attori finanziari che operano spesso con logiche estranee al benessere collettivo. La mancanza di trasparenza, le pratiche opache e una crescente cultura della paura alimentata da compagnie assicurative e aziende di sicurezza hanno distorto la percezione pubblica del fenomeno delle occupazioni abusive, che in realtà interessano appena lo 0,06% del patrimonio immobiliare canario.
Le politiche pubbliche
Le risposte istituzionali si sono dimostrate frammentarie e poco incisive. Il Governo delle Canarie, ha scelto di non implementare il Piano Statale per l’Abitazione, evitando tra l’altro di dichiarare le aree urbane più colpite come “zone di mercato sotto stress”, misura che avrebbe permesso un controllo sui canoni di locazione. La legge sugli affitti turistici aspetta da oltre un anno.
La crisi abitativa a Tenerife dati e analisi, l’urgenza di un cambio di paradigma
Oggi più che mai, l’equilibrio tra residenzialità, economia turistica e coesione sociale necessita di un profondo ripensamento. Il diritto alla casa, sancito dalla Costituzione, non può più essere subordinato alle logiche del mercato.
La crisi abitativa a Tenerife dati e analisi