Le prime 51 misure per definire il futuro dell’arcipelago
Dopo mesi di discussioni con vari consigli comunali, il Governo delle Isole Canarie ha presentato venerdì le prime 51 misure per definire il futuro delle isole, a soli tre giorni da una nuova protesta contro il modello di sviluppo turistico di massa. Queste misure sono frutto di cinque gruppi di lavoro e la collaborazione di oltre un centinaio di esperti provenienti da università, sindacati, organizzazioni imprenditoriali e amministrazioni pubbliche.
Il documento sarà aperto alla partecipazione dei cittadini fino al 15 novembre, nella fase delle osservazioni, e verrà ratificato quattro giorni dopo durante la seconda Conferenza dei presidenti, in linea con le conclusioni della commissione di studio demografico del Parlamento delle Isole Canarie.
Gli organizzatori delle manifestazioni del 20 aprile e 20 ottobre, composti da decine di gruppi sociali e ambientalisti, hanno criticato i gruppi di esperti coinvolti nel progetto, definendoli “opachi” e accusandoli di essere composti dalle “solite persone”, non rappresentative degli interessi dei residenti. Il movimento Canarias Palante ha dichiarato che le decisioni continuano a essere prese “alle spalle dei cittadini”.
Il viceministro della Presidenza, Alfonso Cabello, affiancato dal presidente della Fecai, Sergio Rodríguez, e dalla presidente della Fecam, Mari Brito, ha descritto l’approccio come una “nuova modalità di lavoro”, caratterizzata da una “strategia trasversale e ambiziosa” per affrontare il dislivello tra le isole turistiche e quelle verdi.
Tra i punti salienti del documento ci sono la revisione delle leggi per accelerare la costruzione di alloggi, la creazione di un Osservatorio demografico per pianificare la crescita e prevenire un aumento di mezzo milione di abitanti nei prossimi 20 anni, e misure per la tutela dell’ambiente naturale.
Potenziamento dell’edilizia e no alla moratoria
Cabello ha sottolineato la necessità di “modulare” le politiche e integrarle nella prossima legge finanziaria regionale, con un particolare focus sull’edilizia abitativa. Tra le misure proposte ci sono la creazione di un catalogo fondiario, la revisione dei moduli RIC per incentivare l’edilizia sociale e la creazione di un Ufficio virtuale per la sfida demografica, per assistere i comuni nell’ottenimento di licenze urbanistiche.
Ha anche evidenziato la necessità di aggiornare il quadro giuridico del turismo, considerato obsoleto, per renderlo compatibile con la tutela ambientale, citando come esempio il modello di Lanzarote che prevede il pagamento per l’accesso agli spazi naturali.
Cabello ha inoltre annunciato piani di sviluppo per i piccoli comuni e strategie di mobilità sostenibile, con studi per determinare la capacità di carico delle aree più affollate. Riguardo alla moratoria sul turismo o alla regolamentazione degli affitti per le vacanze, richiesti dai gruppi sociali, ha precisato che la situazione arcipelagica richiede soluzioni differenziate, senza misure “unilaterali”.
Ha aggiunto che non si può attribuire al turismo la responsabilità di tutti i problemi delle Canarie, ma ha collegato le proteste di domenica alla frustrazione dei cittadini per questioni come l’accesso agli alloggi e l’eccesso di turisti.
Contributo di comuni e consigli comunali
Mari Brito ha lodato il coinvolgimento dei comuni e consigli comunali, ma ha sottolineato che le loro proposte devono essere rappresentate nel documento finale per garantire una vera cogestione. Ha anche espresso scetticismo sull’effettiva applicazione di tutti gli aspetti del documento, citando come esempio la complessa questione della regolamentazione degli affitti turistici.
Legge sugli affitti turistici
Brito ha criticato la proposta di legge sugli affitti turistici, ritenendola un potenziale “fallimento” per i comuni. Secondo lei, la legge potrebbe comportare un trasferimento delle competenze senza reali vantaggi per le amministrazioni locali.
Sergio Rodríguez ha invece sottolineato l’importanza di una pianificazione delle isole condivisa tra le amministrazioni, pur riconoscendo le sfide specifiche di ogni isola. Ha ribadito che le “isole verdi” hanno bisogno di crescita turistica, a differenza di altre. In particolare, ha respinto l’idea di una moratoria a La Palma, che, dopo l’eruzione vulcanica, ha perso 5.000 posti letto turistici e ha bisogno di nuove strutture per sostenere la ripresa economica dell’isola.