Tenerife un vero paradiso per il cinema
Le Isole Canarie hanno ospitato lo scorso anno un totale di 164 produzioni nazionali e internazionali che hanno generato 15.300 contratti e 224 milioni di euro di investimenti, il doppio rispetto al 2021
Le produzioni cinematografiche sono diventate un’importante fonte di reddito per l’Arcipelago . Proprio ieri abbiamo appreso che l’industria audiovisiva ha investito alle Canarie nel 2022 224 milioni di euro, il doppio dell’anno precedente (98 milioni e il 128% in più), con oltre 164 produzioni di film e serie , senza contare la pubblicità, e ha impattato l’assunzione diretta di 15.300 persone con un profilo molto giovane.
Il presidente del governo delle Isole Canarie, ha annunciato queste magnifiche cifre in una conferenza stampa insieme alla coordinatrice di Canary Islands Films, Natacha Mora, dove hanno evidenziato che sono passate da 155 produzioni a 164, ma con un investimento superiore. “Questo dimostra che siamo di fronte ai migliori dati nella storia delle Isole Canarie, che nel 2022 sono stati realizzati più film e serie che in qualsiasi altro anno e che l’investimento è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Il settore è passato da 8.600 contratti a 15.300, praticamente il doppio”, ha detto.
“Queste sono cifre spettacolari grazie alla strategia chiave in cui difendiamo gli ambienti naturali, le ore diurne e gli incentivi fiscali”, ha affermato. Inoltre, ha ricordato che, “grazie al dialogo politico”, lo scorso anno è stata risparmiata la differenza fiscale dell’80% rispetto ad altri territori degli investimenti nel settore audiovisivo. “C’erano due opzioni: perseguire la questione o negoziare politicamente e garantire che ogni volta che c’è una detrazione fiscale, le Isole Canarie abbiano un differenziale dell’80%”, ha spiegato. “Non ci sarà alcuna decisione che danneggi questo settore in futuro”, ha sottolineato.
Va ricordato che a maggio 2021 ha iniziato ad essere applicato un nuovo criterio nella normativa sull’imposta sulle società, introdotto a maggio 2020, secondo il quale era più redditizio per una produzione internazionale girare nella penisola piuttosto che nelle Isole Canarie, poiché il L’importo massimo che l’erario poteva restituire per le sue spese era più elevato nel territorio nazionale. All’epoca, il governo delle Isole Canarie sostenne che Madrid violava l’articolo 94 della legge 20/1991, del 7 giugno, che faceva riferimento alla detrazione per gli investimenti nelle Isole Canarie e che afferma chiaramente che “le aliquote applicabili agli investimenti realizzati saranno superiori dell’80% a quelli del regime generale, con un differenziale minimo di 20 punti percentuali”. Stando così le cose, se nella Penisola il tetto delle detrazioni fiscali per il cinema è stato portato a 12, 4 milioni dei 5,4 che avevano prima della modifica di maggio 2020, alle Canarie quel limite dovrebbe essere di circa 18 milioni di euro. Questo criterio è stato finalmente modificato dopo una dura trattativa con Madrid attraverso un emendamento alla legge 14/2021 di ottobre al Congresso dei Deputati ed è questo che ha motivato i buoni risultati delle riprese nell’Arcipelago.
Infatti, secondo quanto riferito ieri a questo quotidiano da fonti dell’Esecutivo delle Canarie, a giugno sarà necessario chiedere all’Unione Europea di prorogare l’aiuto di Stato fissato a 50 milioni, perché sicuramente le Canarie lo supereranno.
COSTITUZIONALE
Tuttavia, proprio ieri la Corte Costituzionale ha annunciato la sentenzacon cui respinge all’unanimità il ricorso presentato a suo tempo dal Parlamento delle Isole Canarie contro il decreto legge del 2021 che modificava il Regime Economico e Fiscale (REF) delle Isole per aggiornare i limiti delle detrazioni concesse al cinema. Si tratta di un ricorso presentato all’unanimità dal Parlamento, dato che la relazione obbligatoria prima di qualsiasi modifica del REF non era stata richiesta alla Camera delle Canarie. La Corte risolve ora questo ricorso che nella sua terza disposizione finale, convalidata dalle Cortes Generales, ha innalzato da 5,4 a 12,4 milioni il limite delle detrazioni dell’imposta sulle società di cui le produzioni cinematografiche spagnole o straniere potevano beneficiare per essere girate nelle Isole Canarie.
Sebbene la detrazione fosse stata formalmente sollevata, il Parlamento delle Isole Canarie ha compreso, presentando il ricorso, che le Cortes Generales avevano violato il Regime Economico e Fiscale, dato che, allo stesso tempo, le detrazioni applicabili al resto della Spagna e l’imposta il vantaggio delle isole sul resto del Paese è stato così ridotto al 25%, quando, secondo i suoi criteri, il REF richiede di rispettare almeno l’80%.
La sentenza costituzionale, resa pubblica ieri, chiarisce che nessun aspetto del REF è stato violato e che lo Stato ha rispettato tutte le garanzie. Nell’ordinanza, di cui è relatore il giudice César Tolosa, la Corte costituzionale nega la motivazione del Parlamento delle Canarie e dichiara che le garanzie previste dallo Statuto delle Canarie sono state rispettate, chiedendo al Legislatore regionale di pronunciarsi sul decreto legge prima della sua definitiva approvazione. “La sentenza dell’Assemblea plenaria rigetta che sia stato violato il contenuto essenziale di detto regime economico, poiché il mantenimento di una politica fiscale differenziata non comporta l’esistenza di un nucleo minimo indisponibile”, argomenta in una nota la Corte Costituzionale. Il Tribunale comprende anche che “ricorrevano le circostanze che giustificavano la legislazione emergenziale,
José Ramón Barrera, socio-fondatore dello studio Assap ed esperto di incentivi fiscali per il cinema nelle Isole, ha dichiarato ieri a questo giornale dopo aver appreso dall’ordinamento costituzionale che la sentenza “mette a rischio future modifiche del REF”, poiché il differenziale minimo dell’80% è “distorta”. “La sentenza afferma che le disposizioni sono state rispettate, poiché la consultazione del Parlamento delle Isole Canarie è obbligatoria per qualsiasi modifica del REF; Essendo stata fatta quella consultazione, la Corte Costituzionale ritiene che questa modifica sia buona, senza entrare nel valutare cosa si sta modificando”.
Per Barrera, questo mette a rischio future modifiche al REF, poiché lascia nell’aria l’essenziale, il “nostro differenziale”. “È un nuovo ninguneo che in futuro potrebbe consentire qualsiasi modifica del REF”, ha detto.