Da 58 piante all’assoluzione chiuso il caso contro un cannabis club di Tenerife
Il presidente di un cannabis club situato nel comune di Adeje, a Tenerife, è stato assolto da un tribunale penale dall’accusa di reato contro la salute pubblica per il possesso di sostanze che non causano gravi danni alla salute. La decisione è stata presa in considerazione della quantità sequestrata, giudicata “insignificante”.
L’accusa aveva richiesto una condanna a un anno e nove mesi di reclusione, una multa di 240 euro e la distruzione degli oggetti sequestrati una volta che la condanna fosse diventata definitiva. La difesa, invece, ha chiesto l’assoluzione.
Da 58 piante all’assoluzione chiuso il caso contro un cannabis club di Tenerife
La sentenza ha stabilito che la quantità confiscata rientra nei limiti giurisprudenziali dell’autoconsumo e che non vi sono prove sufficienti per sostenere l’accusa di traffico di stupefacenti.
Il sequestro è avvenuto il 7 ottobre 2020, intorno alle ore 17:00, quando la Polizia Locale ha confiscato 58 piante di marijuana per un peso complessivo di 24 grammi, trovate all’interno del locale. Secondo le stime, il valore della sostanza sul mercato illecito avrebbe raggiunto i 120 euro.
Gli agenti hanno riferito di aver notato un giovane entrare nel club mentre fumava uno spinello e, una volta dentro per identificarlo, hanno scoperto circa 40 piante di marijuana nella parte posteriore del locale, adibita alla vendita di semi, fertilizzanti e fiori.
L’imputato ha dichiarato di essere comproprietario del locale, ma non ha fornito documentazione a supporto di tale affermazione. Tuttavia, la polizia non ha raccolto prove sufficienti per dimostrare un’attività di traffico di droga.
Per quanto riguarda l’autoconsumo, la Corte Suprema stabilisce un limite massimo di 20 grammi al giorno per cinque giorni, con possibili eccezioni per quantità superiori in determinati casi. In questo contesto, il tribunale ha ritenuto che non vi fossero prove indiziarie sufficienti per configurare un reato.
Gli agenti non hanno assistito alla vendita o al consumo di sostanze all’interno del locale e non hanno rinvenuto somme di denaro che potessero indicare un’attività di spaccio.
La difesa ha inoltre contestato la validità del sequestro, sostenendo la violazione della catena di custodia, poiché tra i materiali inviati al laboratorio risultava presente una busta con documenti non menzionata nel sequestro iniziale. Ha inoltre invocato l’attenuante dei ritardi ingiustificati, considerando il tempo trascorso dall’evento. Entrambe le argomentazioni sono state respinte.
La sentenza chiarisce che le operazioni di sequestro, conservazione, trasporto e analisi del materiale sono state condotte correttamente e che non vi è prova di manomissioni.
L’iter processuale ha incluso la denuncia per il sequestro di 58 piante di marijuana, 57 semenzai, prodotti chimici e lampade, affidati alla Guardia Civil e successivamente consegnati alla Sottodelegazione del Governo.
Infine, la Corte ha escluso la necessità di un’analisi di purezza della sostanza, in quanto trattandosi di piante intere e non di prodotti chimicamente trattati, non vi è possibilità di adulterazione. La qualità, infatti, dipende esclusivamente dalle condizioni naturali di coltivazione.