Certo, come in un passaparola, gli arrivi dal nostro Paese si sono moltiplicati per la crisi dell’euro. Pensionati che, nonostante un assegno dignitoso, tra tasse e inflazione stentavano ad arrivare a fine mese e precari sfruttati, certi che non avrebbero mai avuto una pensione, hanno preso valige e risparmi, per volare nelle isole spagnole.
Un angolo sperduto dell’Europa a tassazione praticamente zero rispetto all’Italia, soleggiato tutto l’anno e pure comodo con i voli low cost.
REGIONE A STATUTO SPECIALE. Nella regione autonoma a statuto speciale rispetto alla Spagna, e anche all’Unione europea (Ue), aprire un’azienda costa in media 60 euro tasse comprese, l’Iva è al massimo al 7% e l’imposizione fiscale, tra agevolazioni varie, risulta scontata fino al 90% rispetto all’Italia.
Come in un sogno a portata di mano, non c’è inganno e neanche macchia. Al contrario delle Cayman, di Gibilterra o anche dei lussemburghesi fondatori dell’Ue, le Canarie non figurano in nessuna lista nera o grigia di paradisi fiscali. Tutto è legale, alla luce di un grande sole.
Iva al 7% e il 4% di aliquote per le imprese. Ma il vero guadagno è la salute
Sotto i 30 gradi di Tenerife e Las Palmas, dove la benzina costa 0,92 centesimi al litro, si gode del migliore regime di tassazione europeo.
Per la Spagna il risparmio equivale a circa il 23% di minor prelievo. Per l’Italia tocca quote astronomiche, visto che, dopo la Danimarca (48%), dai dati Eurostat il nostro Paese ha la pressione fiscale complessivamente più alta (al 45%) nell’Ue.
Anche in Scandinavia, dove i salari sono comunque più alti, lo Stato chiede ai contribuenti di pagare un pegno elevato, nelle imposte personali sui redditi. Ma, in compenso, il peso del Fisco per le attività produttive scende al 35%. In Italia invece, nel 2014, il Centro studi di Confindustria ha calcolato un’incidenza di tasse e contributi sul lavoro del 42,3%
TASSE AL 4% PER LE IMPRESE. Alle Canarie quasi tutti gli impedimenti cadono. L’aliquota media da versare al Fisco per le società è al 4%, con procedure semplificate al massimo: in poche ore si apre una partita Iva locale (Nie), attiva da subito e in base a parametri forfettari quali i metri quadrati dell’esercizio, il tipo di prodotto commerciato e il tipo di guadagni che si avranno.
«L’Iva è niente, rispetto al 22% in Italia», racconta a Lettera43.it Laura Cristini, che da cinque anni si è trasferita con la famiglia a Las Palmas, dove ha aperto una scuola di teatro e danza. «Il numero di italiani sta aumentando soprattutto al Sud, a Fuerteventura. Io sono un caso particolare: parecchi fanno i ristoratori, c’è qualche informatico… Si viene tanto per il clima spettacolare, quanto per i vantaggi economici. Una qualità della vita non paragonabile, anche per le relazioni, a quella nelle città del Nord Italia».
UN PARADISO CLIMATICO. Nella regione autonoma per Costituzione, dal 1978, il parlamento e il governo locali eletti alle Canarie hanno di una libertà amministrativa invidiabile dalla ricca Catalogna. Non c’è inquinamento, il clima atlantico è salutare per bambini e anziani, le strutture sanitarie e comunali sono buone, il tessuto sociale sano.
«Fare i soldi non è facile, stare bene sì. Ci sono sempre feste di paese e molte iniziative di ritrovo, anche di associazioni. L’arcipelago ti limita», commenta Laura, «è un eden isolato. Ma la gente, che all’inizio appare chiusa, poi si ferma sempre ad ascoltare. Esci dal vortice e apprezzi la vita alla moviola».Pensioni pagate e tassate nella residenza delle Canarie: il netto si gonfiaPer i pensionati i vantaggi sono ancora maggiori. Tra i 473 mila over 60 italiani emigrati, nei registri Istat del 2014, all’estero, chi va alle Canarie sceglie soprattutto le località turistiche del Sud, dove non esiste l’inverno, solo una lunga estate.
Un accordo bilaterale tra Italia e Spagna esclude la doppia imposizione fiscale per un cittadino dei due Stati che risieda nell’altro e impone il pagamento delle pensioni (al contrario dei redditi da immobili) nel Paese di residenza.
Unico requisito dunque per vedersi versata la pensione detassata di oltre il 20% con un netto assai più corposo dei comuni cittadini italiani è prendere la residenza nelle isole autonome spagnole, magari vendendo le abitazioni in Italia, che per l’Agenzia delle entrate diventano automaticamente seconde o terze case.
RICOMINCIARE AI TROPICI. Il contraltare fa sì che chi si sposta alle Canarie dopo anni di lavoro abbia qualche risparmio o perlomeno una casa da vendere per una nuova vita ai tropici: con bollette e tasse in aumento, diversi anziani che passavano metà dell’anno in Liguria ora affittano o comprano immobili a Fuerteventura.
Aria buona contro i reumatismi e pensioni d’anzianità, fino a qualche anno fa, riconosciute con facilità, come le domande di residenza per lavori stagionali: neanche alla Canarie, però, le favole esistono per tutti e i sogni si realizzano sempre.
Con il boom di arrivi, l’interpretazione delle norme è diventata più restrittiva. Gli spazi diminuiscono e gli ingressi cominciano a essere contingentati. Anche perché le isole visitate da Colombo ci tengono a conservare il loro status agevolato di “regione ultraperiferica” dell’Ue. Se inflazionate, rischiano di finire nelle black list dei paradisi fiscali: un colpo che affosserebbe la l’economia locale strutturalmente debole.
ISOLE DA PENSIONATI. «Alle Canarie la disoccupazione è al 30%, siamo una regione lontana, marginale. Gli investimenti vengono agevolati perché è più difficile creare lavoro qui che in continente», spiega a Lettera43.it il fotografo Diego Calvi, milanese da 14 anni a Las Palmas che non tornerebbe mai in Lombardia. «Al di là della ristorazione e del turismo, i settori sono limitati. Le attività aprono e chiudono nell’arco di una stagione».
Certo, chi tira la cinghia in Italia dopo anni di sacrifici, alle Canarie può respirare. Neanche le assicurazioni private sono costose, le analisi del sangue sono gratuite e i servizi di trasporto buoni. «Al Sud, un bungalow nei residence costa dai 60 mila agli 80 mila euro. Un appartamento a Las Palmas, non sul mare ma sempre centrale, 130-150 mila euro. Prezzi parecchio più bassi che in Italia e l’estate dura tutto l’anno. Per i pensionati che non devono far nulla», conclude Diego, «un ambiente ideale». Almeno finché dura.
Fonte:
http://www.lettera43.it/economia/macro/canarie-il-paradiso-del-contribuente_43675143373.htm