La storia della colonizzazione delle Canarie


La storia della colonizzazione delle Canarie

Le Isole Canarie sono abitate fin dall’antichità, con abbondanti tracce archeologiche e paleontologiche che offrono preziose informazioni sulla civiltà autoctona che vi si sviluppò, riscoperta dagli esploratori europei alla fine del XIV secolo.

Tuttavia, rimane un mistero importante riguardo alla storia della colonizzazione umana delle Canarie: chi furono i primi abitanti dell’arcipelago e quando si stabilirono, dando origine a una popolazione che, a causa del lungo isolamento, ha sviluppato caratteristiche culturali uniche.

Uno studio pubblicato all’inizio dell’estate su PNAS da ricercatori dell’Università di Las Palmas de Gran Canaria (ULPGC) ha contribuito a chiarire questo aspetto poco conosciuto della storia umana delle Canarie.

I ricercatori hanno proposto una ricostruzione alternativa rispetto alle teorie più accreditate. È ormai ampiamente accettata l’idea che i primi abitanti delle Canarie, noti come Guanches, fossero di origine nordafricana. Le ricerche archeologiche condotte dall’Ottocento in poi suggeriscono che queste popolazioni, apparentemente prive di competenze nautiche, furono trasportate nell’arcipelago da altre civiltà mediterranee, come i Fenici, i Cartaginesi o i Romani. Questa ipotesi è sostenuta anche dall’assenza di evidenze archeologiche di scambi commerciali o contatti con la costa nordafricana, influenzando così la datazione della prima colonizzazione delle isole.

Nel loro studio su PNAS, gli autori hanno rianalizzato le datazioni al radiocarbonio dei reperti disponibili, utilizzando un approccio di “igiene cronometrico” per eliminare i bias presenti e concentrarsi su reperti affidabili.

Le Canarie: Scoperte dai Romani

Secondo i nuovi dati archeologici, tra le due datazioni più plausibili finora considerate, quella che appare più supportata è che i Romani siano stati i primi a scoprire e sfruttare le isole, non i Fenici o i Cartaginesi intorno al VII-VI secolo a.C. I resti trovati sull’isolotto di Lobos, vicino alla costa nord di Fuerteventura, confermano la presenza dei Romani e il loro sfruttamento delle risorse ittiche locali. Plinio il Vecchio, nelle sue cronache, non riporta la presenza di popolazioni umane sull’arcipelago.

Si è ipotizzato a lungo che i Berberi del Nord Africa siano stati portati dai Romani sulle isole, dove, isolati e privi di competenze nautiche, avrebbero formato la popolazione indigena delle Canarie.

I risultati dell’analisi condotta dai ricercatori spagnoli sono notevoli. Essi confermano che la prima presenza umana nell’arcipelago risale al periodo romano, tra il 315 e il 15 a.C., ma che i Romani non colonizzarono le isole. La colonizzazione vera e propria iniziò tra il I e il IV secolo d.C., quando i Berberi si stabilirono sull’arcipelago.

Questi popoli berberi, che nel tempo divennero autoctoni, hanno abitato ininterrottamente le isole per oltre mille anni, sia prima che dopo l’arrivo degli Europei. Il loro successo demografico è attribuito al “kit di salvataggio” che portarono con sé: piante e animali domestici, essenziali per uno stile di vita agricolo.

Le più antiche evidenze di colonizzazione umana dell’arcipelago riguardano Lanzarote e risalgono a un periodo compreso tra il 70 e il 240 d.C. La probabile rotta seguita dai colonizzatori si sviluppa lungo un asse nord-est – sud-ovest, come suggeriscono le datazioni dei resti di orzo coltivato, più antichi a Lanzarote rispetto alle isole più occidentali.

Le analisi bayesiane condotte sui dati al radiocarbonio hanno permesso ai ricercatori di confutare l’ipotesi di una colonizzazione mediata dai Romani, poiché non esiste una sovrapposizione temporale tra la presenza romana a Lobos e il primo insediamento dei Berberi a Lanzarote. Gli autori dello studio sottolineano che, al di là delle evidenze di Lobos, non vi sono prove di scambi culturali tra Romani e Berberi nelle Canarie, e l’assenza di artefatti romani nei siti archeologici più antichi è significativa.

Perché colonizzare una nuova terra?

Oltre a risolvere un antico dilemma storico, lo studio offre un esempio di come la colonizzazione umana di nuove terre non segua sempre un percorso lineare. Il fatto che i Romani non abbiano scelto di stabilirsi sull’isola, mentre i Berberi lo fecero, suggerisce che diversi fattori abbiano influenzato tale decisione, tra cui dimensioni del territorio, vicinanza ad altre terre, vincoli ecologici, vantaggi abitativi e posizione rispetto alle rotte marittime e commerciali.

La trasformazione delle Canarie Sebbene i Romani non abbiano colonizzato le isole, i ricercatori concludono che le prime perturbazioni degli ecosistemi delle Canarie furono iniziate da loro, con estinzioni locali, introduzione di specie aliene e modifiche agli ecosistemi. Tuttavia, la trasformazione ambientale più significativa si verificò con l’arrivo dei Berberi, che portarono pratiche agricole e animali domestici, cambiando per sempre il paesaggio delle Canarie.

Questo “pacchetto” di conoscenze permise una colonizzazione di successo, impossibile per una società di cacciatori-raccoglitori in un ambiente insulare povero di risorse. I primi agricoltori delle Canarie riuscirono a sopravvivere anche grazie al mare, stabilendo i primi insediamenti lungo le coste, dove le risorse marine contribuirono al loro sostentamento.


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