I dazi di Trump Impatti economici per economia di Tenerife


I dazi di Trump Impatti economici per economia di Tenerife

L’economia di Tenerife e delle Isole Canarie è fortemente dipendente dal commercio estero, rendendola vulnerabile alle variazioni nei costi di importazione ed esportazione. Le recenti proposte tariffarie dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbero avere un impatto significativo su settori chiave come il carburante, l’agricoltura e il turismo, con ripercussioni dirette sul costo della vita per la popolazione locale. Analizziamo le possibili conseguenze di queste misure, basandoci su precedenti storici e su strategie di mitigazione adottate da altre economie dipendenti dal commercio internazionale.

L’errata interpretazione dell’IVA da parte di Trump

Trump ha sostenuto che l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) europea – o nelle Isole Canarie l’Impuesto General Indirecto Canario (IGIC) – rappresenti una “dazi nascosto” a danno dei beni americani. Questo ragionamento è errato per due motivi principali:

  1. L’IVA non discrimina tra prodotti locali e importati: A differenza dei dazi doganali, l’IVA si applica uniformemente a tutti i beni e servizi venduti sul mercato interno, indipendentemente dalla loro origine. Ad esempio, un’auto tedesca e una spagnola sono soggette alla stessa IVA quando vendute in Spagna.
  2. L’IVA non è una barriera commerciale: Le tariffe doganali mirano a proteggere le industrie nazionali rendendo più costosi i prodotti esteri, mentre l’IVA è un’imposta sui consumi che non altera la concorrenza. L’Unione Europea ha ribadito che si tratta di una tassa neutrale e non protezionistica.

Paragonare l’IVA ai dazi doganali porta a giustificare misure commerciali punitive basate su un’interpretazione errata dei sistemi fiscali.

I dazi di Trump Impatti economici per economia di Tenerife, possibili conseguenze

1. Agricoltura: aumento dei costi di produzione e distribuzione

L’agricoltura, già sotto pressione, potrebbe subire un impatto significativo. Le esportazioni di banane, ad esempio, sono in calo (-6% in volume nel 2024), nonostante un aumento del valore del 25% dovuto a misure di compensazione. I dazi di Trump potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, aumentando i costi logistici e di distribuzione.

Sergio Cáceres, direttore di Asprocan, sottolinea che “l’incertezza economica globale colpisce direttamente Tenerife, ma è troppo presto per valutare i costi indiretti di queste misure”. Tuttavia, evidenzia il problema strutturale delle importazioni europee di prodotti agricoli da paesi terzi con standard ambientali e tecnici inferiori, una questione che minaccia la competitività degli agricoltori canari.

I prodotti agricoli importati dalle Canarie dagli Stati Uniti, come noci (28,5% delle importazioni nel 2023), mandorle (28,4%) e pistacchi (26,6%), potrebbero subire un aumento di prezzo se l’UE decidesse di rispondere con dazi simmetrici.

2. Importazioni: rincaro di automobili, carne e tecnologia

Le Canarie importano beni essenziali per un valore di 4,34 miliardi di euro (2023), tra cui veicoli tedeschi (724 milioni) e petrolio raffinato (466 milioni). Se l’UE rispondesse ai dazi americani con misure equivalenti, settori critici come il mercato automobilistico potrebbero essere colpiti duramente.

Un caso analogo si verificò nel 2018, quando i dazi di Trump sull’acciaio europeo spinsero l’UE a imporre tariffe su prodotti americani come il whisky e le moto Harley-Davidson. Se la storia si ripetesse, il prezzo di un’auto importata dalla Germania potrebbe aumentare fino al 20%, incidendo sulle famiglie e sulle compagnie di autonoleggio, pilastri del turismo canario.

3. Turismo: rischio di una contrazione della domanda europea

Solo il 3% dei turisti di Tenerife proviene dagli Stati Uniti, ma una guerra commerciale potrebbe ridurre il potere d’acquisto degli europei, che rappresentano il 90% dei visitatori. Nel 2020, l’incertezza tariffaria e la pandemia causarono un calo del 10% delle esportazioni spagnole verso gli USA. Un effetto analogo sulla domanda turistica avrebbe conseguenze devastanti su alberghi, ristoranti e trasporti.

La crisi del 2008 dimostrò che il turismo nelle Canarie è vulnerabile ai rallentamenti economici. Sebbene il mercato attuale sia relativamente stabile, con un’inflazione moderata (2,2% annuo) e una disoccupazione in calo, le tensioni commerciali potrebbero aggravare le pressioni sui settori dell’edilizia e dell’ospitalità, già caratterizzati da aumenti di prezzo rispettivamente del 6,3% e del 4,1% annuo.

Strategie di resilienza: imparare dal Canada

Di fronte ai dazi di Trump, le Canarie potrebbero ispirarsi alle strategie adottate dal Canada, dove il 80% delle esportazioni dipende dagli Stati Uniti. In risposta alle misure protezionistiche americane, il Canada ha mobilitato cittadini e aziende, incentivando il consumo di prodotti nazionali e rafforzando la coesione economica.

Le Canarie potrebbero adottare strategie simili, tra cui:

  • Diversificazione dei mercati di esportazione, come dimostrato dalla crescente domanda dal Senegal (17,1 milioni nel 2024).
  • Investimenti in settori emergenti, come profumi (53,2 milioni di esportazioni nel 2023) e componenti per l’aviazione (39,3 milioni).
  • Sostegno istituzionale ai settori vulnerabili, con sussidi e incentivi per l’innovazione agricola e industriale.
  • Alleanze con l’UE per negoziare esenzioni tariffarie, tutelando i prodotti strategici delle Canarie.

Trasformare la crisi in opportunità

L’economia di Tenerife è caratterizzata da una forte dipendenza dal commercio estero, che la rende vulnerabile a shock tariffari. Tuttavia, la storia dimostra che economie aperte ma fragili possono rafforzarsi attraverso diversificazione, innovazione e coesione sociale.

I dazi di Trump rappresentano una sfida, ma anche un’opportunità per ridurre la dipendenza esterna e sviluppare settori strategici. Con la giusta volontà politica e un impegno collettivo, le Canarie possono affrontare questa sfida con resilienza e trasformarla in un’occasione di crescita economica sostenibile.


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