Gli eventi che portarono al disastro aereo di Tenerife del 1977
Il 27 marzo 1977, alle 12:30, una bomba esplose nel terminal passeggeri di Las Palmas. Questo evento causò il dirottamento di numerosi voli verso l’aeroporto di Tenerife, inclusi il volo KLM 4805 da Amsterdam e il volo Pan Am 1736 da Los Angeles. Il capitano Grubbs, ai comandi del volo Pan Am (PAA), era impaziente di ripartire e chiese di attendere la riapertura di Las Palmas, ma la richiesta fu respinta a causa della minaccia di un secondo attentato.
Anche il pilota del KLM, van Zanten, aveva fretta. A seguito di una recente modifica delle norme olandesi sul numero massimo di ore di volo per l’equipaggio, il KLM rischiava una sosta obbligata per il cambio equipaggio, con costi aggiuntivi per la compagnia. Per guadagnare tempo, van Zanten decise di anticipare il rifornimento di carburante mentre il PAA atterrava.
Dopo poco, l’allarme bomba a Las Palmas rientrò e l’aeroporto fu riaperto. Grubbs chiese l’autorizzazione al decollo, ma la Torre di Controllo (ATC) glielo impedì, in quanto il Boeing della KLM stava ancora facendo rifornimento sulla taxiway che conduceva alla pista. Il volo PAA dovette attendere altri 90 minuti.
Mentre il KLM completava il rifornimento, si aspettava che i passeggeri, temporaneamente scesi dall’aereo, tornassero a bordo. Tutti i passeggeri risalirono, tranne una, Robina van Lanschot, l’unica superstite del disastro. Van Zanten, già in attesa all’ingresso della pista, doveva ancora ricevere l’autorizzazione al decollo. Poco prima delle 17, il KLM era pronto, ma le condizioni meteorologiche peggiorarono.
Se van Zanten non avesse deciso di effettuare il rifornimento anticipato, è probabile che l’incendio non sarebbe stato così devastante. Con meno carburante, il KLM avrebbe potuto evitare l’incidente sorvolando il PAA. Inoltre, partendo anche solo mezz’ora prima, la nebbia non avrebbe probabilmente influenzato l’evento.
L’inchiesta individuò van Zanten come principale responsabile dell’incidente, per aver ignorato i dubbi espressi dai suoi collaboratori durante le comunicazioni con l’ATC. Nella cabina di pilotaggio erano presenti anche il primo ufficiale Meurs e l’ingegnere di volo Schreuder. Dalle registrazioni, la voce di van Zanten appare irritata e la sua impazienza evidente. Meurs, preoccupato, comunicò all’ATC che il KLM 4805 era pronto per il decollo, attendendo l’autorizzazione.
La Torre di Controllo rispose con un messaggio ambiguo che includeva la parola “take off” riferendosi alla rotta dopo il decollo, non all’autorizzazione stessa. Questa confusione portò van Zanten a credere di essere autorizzato a decollare. Tuttavia, una successiva interferenza radio (eterodina) fece sì che il KLM ascoltasse solo una parte del messaggio dell’ATC, rafforzando la convinzione del capitano di poter decollare. Van Zanten ordinò quindi di procedere con il decollo, mentre i piloti del PAA comunicarono che stavano ancora rullando sulla pista.
Questa serie di malintesi culminò nell’incidente: il KLM iniziò il decollo mentre il PAA si trovava ancora sulla pista. Nonostante i tentativi di avvertimento e di chiarimento, la collisione divenne inevitabile pochi secondi dopo. L’ingegnere di volo del KLM aveva espresso preoccupazioni, ma van Zanten le ignorò, sicuro che la pista fosse libera. La collisione avvenne 13 secondi dopo questa interazione.
L’inchiesta rivelò inoltre che il personale della Torre di Controllo era distratto da una partita di calcio e che la loro conoscenza dell’inglese non era adeguata, contribuendo ai malintesi.
Gli eventi che portarono al disastro aereo di Tenerife del 1977. riflessioni e lezioni apprese
Il disastro fu il risultato di una combinazione di fattori, tra cui comportamenti inappropriati, condizioni meteorologiche avverse, incomprensioni linguistiche e strutturali dell’aeroporto. Non sarebbe corretto attribuire la colpa a una sola persona o causa.
Le lezioni principali derivanti dall’incidente sono:
1) l’importanza dell’ascolto attivo e attento,
2) l’uso di un linguaggio chiaro e univoco,
3) l’importanza di un ambiente in cui ci si senta liberi di esprimere dubbi e preoccupazioni, indipendentemente dalla gerarchia.