Dal primo settembre cambiano i contratti di lavoro


A partire da questo 1 settembre cambiano gli incentivi per l’assunzione di posti di lavoro e molti bonus scompaiono e le aziende hanno nuovi obblighi.

I blocchi dei partiti PP e PSOE nel formare un governo hanno lasciato in uno stato di incertezza alcune misure lavorative di grande importanza, come lo Statuto delle Borse di Studio. Tuttavia, altre misure, già approvate dal Ministero del Lavoro prima delle elezioni generali del 23J, sono rimaste in vigore. È il caso del nuovo sistema di incentivi per l’assunzione di manodopera, concepito dal Ministero guidato da Yolanda Díaz, il quale è stato implementato a partire dal 1 settembre 2023.

Questi nuovi incentivi sono stati approvati all’inizio dell’anno, il 10 gennaio, tramite il Decreto Reale-Legge 1/2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato (BOE). La principale novità riguarda i contributi bonus richiesti dalle aziende. Non sono stati completamente eliminati, ma sono rimasti prevalentemente dedicati alle assunzioni a tempo indeterminato.

In altre parole, la maggior parte degli incentivi è destinata alla creazione di contratti a tempo indeterminato, soprattutto per persone con necessità di attenzione prioritaria, e per la conversione di alcuni contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le percentuali sono state sostituite da importi fissi, che variano da 55 a 366 euro al mese. Per essere più specifici, ecco quali sono i bonus rimasti, sebbene con alcune modifiche:

  1. Assunzione di dipendenti domestici.
  2. Assunzione di persone con disabilità.
  3. Contratti presso società di inserimento per chi ha meno di 30 anni o 35 se presenta un’invalidità superiore al 33%.
  4. Assunzione di personale di ricerca.
  5. Assunzione di sostituti per le vittime di violenza di genere o sessuale che sospendono il lavoro o necessitano di mobilità geografica.

Bonus modificati o rimossi

Le aziende non potranno più beneficiare di incentivi per l’assunzione di parenti fino al secondo grado (fatta eccezione per le persone con disabilità) o di lavoratori che sono rimasti nell’azienda nei 12 mesi precedenti con contratto a tempo indeterminato o che da sei mesi avevano un contratto a tempo determinato o di formazione.

Inoltre, il bonus complessivo per i contratti dei disoccupati che sostituiscono i lavoratori in congedo per maternità, adozione o affidamento verrà eliminato. Finora, i contratti di sostituzione per maternità o paternità potevano godere di un bonus del 100% quando la persona assunta dall’azienda era disoccupata. Tuttavia, a partire da settembre, questo bonus sarà sostituito da un importo fisso di 336 euro, ma solo per i seguenti tipi di contratti:

  1. Contratti a tempo determinato destinati a giovani disoccupati, di età inferiore a 30 anni, per sostituire i lavoratori che ricevono benefici economici a causa del rischio durante la gravidanza o l’allattamento.
  2. Contratti a tempo determinato destinati a giovani disoccupati, di età inferiore a 30 anni, per sostituire i lavoratori che ricevono agevolazioni economiche legate alla nascita e alla cura dei figli.

In altre parole, da ora in poi, i contratti di sostituzione saranno agevolati solo se stipulati con giovani disoccupati, mentre precedentemente l’età non era rilevante, contava solo che fossero disoccupati.

Principali bonus per nuove assunzioni

D’altra parte, il Decreto Reale-Legge 1/2023 introduce nuovi incentivi che saranno applicabili per la prima volta a partire da settembre. Ecco i principali:

  1. Bonus per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani con basse qualifiche iscritti al Sistema Nazionale Garanzia Giovani: 275 euro al mese per 3 anni.
  2. Bonus per l’assunzione a tempo indeterminato o l’incorporazione come socio in cooperative o società di lavoro degli stagisti: 138 euro al mese, per 3 anni, o per l’intera durata del contratto se si tratta di una persona con disabilità.
  3. Bonus per la trasformazione dei contratti a tempo determinato discontinui in contratti a tempo indeterminato per i lavoratori iscritti al Sistema Agrario Speciale come dipendenti: bonus contributivo di 55 euro al mese per gli uomini e di 73 euro al mese per le donne, usufruibile per 3 anni.

Inoltre, sono previsti incentivi anche per i cosiddetti “gruppi vulnerabili”, tra cui:

  1. Assunzione a tempo indeterminato di persone con capacità intellettive borderline.
  2. Assunzione a tempo indeterminato per la reintegrazione di persone licenziate per invalidità permanente.
  3. Assunzione a tempo indeterminato delle vittime di genere, violenza sessuale, tratta, sfruttamento lavorativo o prostituzione.
  4. Assunzione a tempo indeterminato di persone a rischio di esclusione sociale.
  5. Assunzione a tempo indeterminato di disoccupati di lunga durata, iscritti come persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi.

Il sindacato USO ha pubblicato l’elenco completo su ​​il proprio sito, mentre il Servizio Pubblico per l’Impiego Statale (SEPE) ha diffuso le principali informazioni. È importante notare che i contratti legati alla conciliazione saranno incentivati per l’intera loro durata e che i bonus per le assunzioni a tempo indeterminato a Ceuta e Melilla saranno portati al 75%.

È inoltre fondamentale sottolineare che le sanzioni per i contratti a tempo parziale prevedono una riduzione proporzionale degli importi dei bonus in base alla giornata lavorativa, e i contratti a tempo parziale inferiori al 50% della giornata lavorativa a tempo pieno non saranno incentivati, fatta eccezione per i casi di congedo di conciliazione.

Requisiti obbligatori per le aziende

L’ultima modifica significativa riguarda l’imposizione di requisiti alle aziende che devono essere rigorosamente rispettati. Nel caso di mancato rispetto di tali requisiti, le aziende sarebbero tenute a restituire integralmente i bonus di cui hanno beneficiato. Di seguito sono elencati i requisiti richiesti:

  1. Mantenere il lavoratore con un contratto in una situazione iscritta o assimilata alla Previdenza Sociale per almeno 3 anni dall’inizio del contratto incentivato.
  2. Essere in regola con i pagamenti delle tasse e dei contributi previdenziali.
  3. Non essere stato interdetto dall’ottenimento di sussidi e aiuti pubblici.
  4. Avere un piano per promuovere la parità di genere nei casi in cui ciò è obbligatorio.

 


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