Tenerife e i clandestini


clandestinaL’esperienza della bustocca Chicca Crespi che lavora a Tenerife: «I veri migranti qui sono gli italiani. Se vedono una barca, la guarda costiera la fa andare via. Servono casa, lavoro e soldi su conti spagnoli»

«Qui clandestini non ne abbiamo. I migranti sono gli italiani». È l’esperienza di Chicca Crespi, bustocca di 37 anni che dal 2010 vive e lavora in Spagna. Ora è a Tenerife, nelle isole Canarie, a un tiro di schioppo, via mare, dal Marocco, dopo aver vissuto anche alle Baleari, tra Ibiza e Formentera: lavora in un bar e in un market e sta bene. «In un’isola senza clandestini – racconta Chicca – qui non arrivano, perché appena vedono una barca, quelli della guardia costiera la respingono e la fanno andare via».

Certo, le Canarie sono delle piccole isole, molto più controllabili rispetto alle coste italiane. «Ma anche nella penisola della Spagna, così come in Francia, i barconi dei clandestini e dei profughi non arrivano – sottolinea Chicca, che riporta le notizie che arrivano a Tenerife – infatti la prima destinazione diventa automaticamente l’Italia». Eppure il Marocco è davvero vicino alla Spagna, ci sono persino delle enclave iberiche nel continente africano (Ceuta e Melilla) che sono iper-presidiate e che non lasciano passare quasi nessuno. «Ecco perché l’isola non ha clandestini – aggiunge la bustocca emigrata alle Canarie – si vede solo qualche ambulante, quelli che dai noi si chiamavano “vu cumprà”, che vende orologi e occhiali. Oggi quelli che veramente creano problemi qui a Tenerife e nelle isole sono gli italiani: ne stanno arrivando a migliaia in cerca di lavoro. Aprono attività, poi alcuni falliscono e truffano».

Naturale dunque che per la 37enne il giudizio sulla politica dell’immigrazione italiana è «totalmente negativo. In Spagna usano fermezza e regole». Infatti la legislazione per gli stranieri è molto restrittiva, in modo da disincentivare un afflusso sregolato nella nazione: «Tutte le persone che arrivano qui per cercare lavoro – racconta Chicca – devono fare il Nie, un documento di riconoscimento, che non viene dato se non c’è un contratto di un’abitazione, che è difficile da trovare se non si ha un lavoro visto che con le nuove regole occorre avere almeno cinquemila euro su un conto spagnolo, cifra che sta per essere aumentata a 20mila euro». Le stesse regole chiare e trasparenti che, vista la sua esperienza lavorativa nelle isole spagnole, Chicca Crespi vorrebbe ci fossero in Italia anche su altri fronti. «Solo per darvi un quadro della situazione, qui abbiamo l’Iva al 7%. Una birra piccola costa un euro e una grande due euro, un pacchetto di sigarette della marca più famosa tre euro e 20. Anche in Italia per far ripartire i consumi, bisognerebbe abbassare l’Iva invece che continuare ad alzarla».
Passa la voglia di tornare in Italia, insomma, almeno finché non cambia la situazione, nonostante la presenza delle adorate nonne Piera e Bruna. «Dovremmo ribellarci e cambiare le cose invece di accettare questo andazzo» commenta Chicca. La gestione assurda del problema immigrazione è quindi solo una parte del problema di un’Italia che fa scappare i suoi cittadini all’estero.

Fonte: http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/in-spagna-i-profughi-li-allontanano_1127635_11/


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